Galleria Vittorio Emanuele - Milano

La Galleria Vittorio Emanuele II, costruita dal 1865 al 1878 su progetto di Giuseppe Mengoni rappresenta un notevole esempio dell'architettura eclettica dell'epoca sia per le scelte tecnico-costruttive, sia per le notevoli dimensioni. Nasce dall'esigenza di una grande via coperta fra due poli cittadini di notevole valenza artistica e culturale: il Duomo e la Scala.

In seguito al grave bombardamento aereo che la città di Milano ha subito nell'agosto del 1943, la Galleria ha subito notevoli danneggiamenti e in questa occasione l'arco verso Silvio Pellico è stato distrutto per la maggior parte. Nel 1953 è stata iniziata un'attenta ricostruzione che ha cercato di riproporre il più fedelmente possibile l'architettura del Mengoni nelle forme e nelle proporzioni, modificando però in parte i materiali costituenti.

L'intervento di conservazione e restauro ha interessato i due archi di ingresso alla Galleria verso le vie Silvio Pellico ed Ugo Foscolo, compreso il sottarco e l'arco interno, e le facciate dei corpi di fabbrica di pertinenza per una superficie totale piana di circa 2.700 mq.

La complessità dell'intervento nasce dalla eterogeneità architettonico-decorativa dei due archi, che si manifesta nella esasperata diversità dei materiali presenti e dal loro disomogeneo stato di conservazione.

Obiettivo del restauro, oltre a quello immediato di recuperare e consolidare le parti maggiormente deteriorate, è anche quello di uniformare l'aspetto dei due archi dopo le diverse manomissioni avvenute nel tempo e dopo la ricostruzione del dopo guerra.

ESECUZIONE LAVORI: Il restauro è stato eseguito negli anni 1998-1999, sotto la Direzione del Comune di Milano e con la supervisione della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali di Milano.

FACCIATE LATERALI DI PERTINENZA, ATTICI, CORNICIONI

INTONACO ANTICO NON DECORATO

Arco esternoArco esterno

Si presentava in discrete condizioni, ma necessitava di una verifica puntuale e di una accurata pulizia. E' stato quindi eseguito un sondaggio preliminare manuale su tutta la superficie per evidenziare eventuali distaccamenti. Successivamente è stato eseguito un fissaggio ed un consolidamento delle zone deteriorate seguiti dalla pulitura con soluzione detergente e sgrassante molto diluita poi risciacquata accuratamente. Le zone molto limitate che erano gravemente compromesse, sono state rifatte con intonaco simile all'originale.

MATERIALE LAPIDEO

Il cornicione dopo il restauroIl cornicione dopo il restauro

Gli elementi lapidei erano disomogenei sia per il materiale costituente che per lo stato di conservazione. La superficie era quasi ovunque ricoperta da uno spesso strato di deposito coerente e molte zone, soprattutto nella parte alta dell'edificio presentavano fenomeni di disgregazione ed esfoliazione estremamente accentuati.Dopo l'opportuno preconsolidamento, è stata eseguita una cauta pulitura. Alternando metodi chimici e meccanici non aggressivi abbiamo perfezionato la pulitura, intervenendo sulle croste nere e sulle macchie di ossidi di rame e ferro presenti soprattutto sul cornicione sottogronda. Nell'esecuzione delle stuccature, particolare attenzione è stata data alla grana delle polveri utilizzate perché si armonizzasse alla struttura della pietra da stuccare ed alla sua lavorazione.

ELEMENTI ARCHITETTONICI IN IMPASTO
Molti elementi architettonici (cornici ad ovoli, cornici dell'arco e del sottarco, pennacchi degli archi, parte del bugnato liscio di base, ecc. ) sono realizzati in impasto di malta a base di calce e stucco, lisciato e rifinito ad imitazione della pietra, e contribuiscono assieme a fasce ad intonaco liscio e monocromo, a fare risaltare il disegno architettonico nel suo insieme. Lo stato di conservazione delle parti ad impasto è risultato discreto. Le fasce ad intonaco risultavano invece molto danneggiate e disgregate, con ampie lacune di superficie. Dopo la pulitura sia chimica che meccanica e la ripresa delle parti mancanti con impasto simile all'originale, è stata effettuata una revisione per equilibrare, ove necessario, il tono delle stuccature e dei rifacimenti.

ARCHI ESTERNI E SOTTARCHI

GRAFFITI
I graffiti sono subito apparsi in un pessimo stato di conservazione. Le decorazioni più rovinate erano quelle inferiori e quelle del sottarco, che presentavano rigonfiamenti e distaccamenti dell'intonaco, oltre ad ampie lacune che interessavano anche la malta di supporto. La situazione risultava aggravata da un annerimento sensibile della superficie e da infiltrazioni d'acqua che avevano creato perdite di estese porzioni di graffito ed efflorescenze saline
La prima operazione è stata quella di fissare le porzioni d'intonachino in fase di distacco e di ridare stabilità a tutti gli elementi maggiormente danneggiati. La pulitura a secco è stata seguita da un'attenta pulitura con acqua demineralizzata nebulizzata con spruzzatori manuali e pennelli. Dopo le riprese delle parti mancanti, con la creazione di un sostegno nei punti maggiormente danneggiati dell'arellato tramite un'apposita retina in maglia di nylon ancorata ai travetti di sostegno con perni d'acciaio, le lacune sono state stuccate e ritoccate, mentre le lacune maggiori, concentrate nelle campiture di fondo, sono state chiuse a tinta neutra oppure, nel caso delle fasce a graffito mancanti, ricostruite con le stesse tecniche antiche. I graffiti sono stati consolidati per impregnazione fino a rifiuto.

Graffiti durante il restauroGraffiti durante il restauro
Graffiti prima del restauroGraffiti prima del restauro
Graffiti dopo il restauroGraffiti dopo il restauro
Graffiti prima del restauroGraffiti prima del restauro
Graffiti dopo il restauroGraffiti dopo il restauro
Un particolare del cornicione a rosette prima del restauroUn particolare del cornicione a rosette prima del restauro
Un particolare del cornicione a rosette dopo il restauroUn particolare del cornicione a rosette dopo il restauro

ARCHI INTERNI

MOSAICO
Il mosaico appariva in buono stato di conservazione, ad eccezione di un deposito di polvere superficiale e dell’ossidazione di alcune delle tessere ricoperte da foglia d’oro. La zona più delicata era proprio quella dorata, dove la patina metallica risultava, in alcune tessere, oltre che ossidata, mancante o in fase di distacco.
L’intervento è consistito essenzialmente in una cauta pulitura dai depositi incoerenti tramite l’uso di pennelli morbidi e di tamponi di cotone idrofilo imbevuti con una miscela di solventi volatili e non aggressivi per la foglia d’oro. La superficie è stata poi protetta con applicazione a spruzzo di prodotto idoneamente testato ed approvato.

Il mosaicoIl mosaico
Arco internoArco interno