Porte della città di Bologna

Il restauro delle Porte di Bologna, svoltosi dal febbraio 2008 al gennaio 2009, ha coinvolto 8 casseri. Fra questi la nostra impresa è intervenuta sulle Porte S. Felice, Mascarella e il rivellino di S. Donato. Inoltre è stato effettuato un intervento di emergenza sulle arenarie maggiormente degradate, fra cui i due grandi leoni, di Porta Saragozza.

Questo è il primo intervento su queste strutture condotto in modo unitario dalla progettazione, alla ricerca diagnostico-analitica fino alla fase operativa, consentendo così l’evidenziazione di molti aspetti storici e architettonici mai rilevati prima. La collocazione dei monumenti in punti nodali del traffico cittadino, l’azione degli agenti atmosferici, una vera e propria colonizzazione da parte di piccioni e colombi, una abbondante infestazione biologica ad opera di ogni tipo di vegetazione: dalle alghe, ai muschi, alle piante di piccole-medie e grandi dimensioni, oltre ad interventi di ripristino effettuati in modo parziale e con materiali inidonei negli ultimi 30-40 anni, hanno rappresentato le principali problematiche da affrontare e risolvere.
Da un punto di vista conservativo ci si è proposti, seguendo le linee guida indicate dal progetto di restauro, di rimuovere quanto potesse danneggiare la stabilità dell’edificio nel corso del tempo, come i depositi superficiali, le concrezioni, le superfetazioni inidonee, la vegetazione infestante, la microflora e le concrezioni biologiche e di reintegrare le lacune con materiali e tecniche esecutive adeguate; in un secondo momento l’obiettivo è stato riequilibrare le disomogeneità visive presenti sulla superficie con un'operazione di accompagnamento e velatura degli squilibri cromatici.
La costruzione di tutti e 4 i monumenti oggetto del nostro intervento risale al XIII secolo e appartiene quindi alla terza cerchia di mura. Poi ogni edificio ha avuto un’evoluzione diversa dovuta alla loro posizione e al loro utilizzo.

P.ta S. Felice: rilievo con la rappresentazione dei rapporti stratigraficiP.ta S. Felice: rilievo con la rappresentazione dei rapporti stratigrafici
P.ta Mascarella: rilievo con la rappresentazione della periodizzazione delle unità stratigrafiche murarieP.ta Mascarella: rilievo con la rappresentazione della periodizzazione delle unità stratigrafiche murarie
P.ta Mascarella: colonizzazione da parte dei colombiP.ta Mascarella: colonizzazione da parte dei colombi
P.ta Mascarella: esempio di patina biologica prima dell’intervento di disinfestazioneP.ta Mascarella: esempio di patina biologica prima dell’intervento di disinfestazione
P.ta S. Donato – rivellino interno sud: esempio di infestazione vegetale superioreP.ta S. Donato – rivellino interno sud: esempio di infestazione vegetale superiore



PORTA S. FELICE

Disegno di G. Guidicini che rappresenta il monumento prima dei restauri del 1805 con ancora l’arco a sesto acuto visibileDisegno di G. Guidicini che rappresenta il monumento prima dei restauri del 1805 con ancora l’arco a sesto acuto visibile
P.ta S. Felice: paramento murario della parte interna verso via S. Felice prima dell’intervento di restauroParamento murario della parte interna verso via S. Felice prima dell’intervento di restauro
P.ta S. Felice: esempio di patina biologica prima dell’intervento di rimozioneEsempio di patina biologica prima dell’intervento di rimozione
P.ta S. Felice: uno dei mensoloni in arenaria ricoperto da una spessa crosta nera prima dell’interventoUno dei mensoloni in arenaria ricoperto da una spessa crosta nera prima dell’intervento
P.ta S. Felice: particolare della stratigrafia sul cornicione a dentelli del sottogrondaParticolare della stratigrafia sul cornicione a dentelli del sottogronda

Ha visto due principali momenti di modificazione: il primo all’inizio del XVI secolo quando vengono realizzati una copertura al posto del dongione e un avancorpo merlato a protezione del ponte levatoio, l’altro imponente restauro avviene ai primi del 1800, in occasione della visita di Napoleone quando viene sostituito l’antico arco a sesto acuto irregolare e viene sostituito da un arco a tutto sesto, i tre stemmi presenti sul fronte interno vengono rimossi e viene realizzato un dipinto dal Giani, la casa del capitano addossata viene ridotta e riallineata con l’altro edificio sull’altro lato e tutto il fronte verso via Saffi viene rimaneggiato anche nel paramento murario almeno fino ad una certa altezza. L’ultima significativa modifica del monumento si ha nel 1840 quando viene demolito l’avancorpo del 1805 e aggiunti i merli a coda di rondine in sostituzione di quelli originali a capo chiuso, prima della demolizione dei due tratti di mura, lasciandone solo due piccole porzioni.
All’inizio degli attuali lavori di restauro le superfici architettoniche della porta presentavano uno stato conservativo eterogeneo. Per quanto riguarda il paramento murario, il principale problema conservativo era rappresentato da una accentuata diversità dello stato di conservazione dello stesso, a seconda delle zone interessate o meno dai vari rifacimenti e rimaneggiamenti nel corso dei secoli. In alcune zone infatti la malta di allettamento era ben conservata e solidale con i mattoni, mentre in altre zone più antiche era completamente disgregata e caduta. Anche i laterizi ovviamente presentavano questa difformità conservativa.
C’era una notevole presenza inoltre di patine biologiche e di vegetazione superiore sul fronte interno e sulle porzioni orizzontali della muratura.
Sempre sui piani orizzontali poi sono stati riscontrate stratificazioni di guano compatte e di discreto spessore associate al consistente deposito atmosferico molto coerente con il substrato che aveva creato delle “croste nere” molto più tenaci ed insolubili del solito. Si notavano inoltre incrostazioni calcaree di notevole spessore lasciate dalle percolazioni di acqua meteorica individuabili come colature biancastre in particolare nelle zone poco esposte e riparate, come le volte delle nicchie interne.
Le arenarie (mensoloni, stemma e cornicione) presentavano un pessimo stato di conservazione: si osservavano consistenti disgregazioni, esfoliazioni e notevoli distacchi di materiale lapideo. Tale degrado è stato confermato dalle analisi effettuate su uno dei mensoloni. Sulla superficie inoltre era visibile un deposito superficiale coerente “crosta nera” di spessore variabile.
L’interno del cassero a piano terra era rivestito a parete e soffitto da un intonaco a calce di colore rosato ad imitazione dei mattoni, molto deteriorato e lacunoso nella parte inferiore, ma che si conservava molto bene, anche se molto sporco e con alcune crepe, nella parte superiore.
Sulla parte sommitale del torrione, subito sotto al tetto, è presente un cornicione a dentelli in intonaco rasato a stucco fine e fatto in opera e con una colorazione originale ad imitazione dell’arenaria.
Il portone in legno é costituito da due ante di notevoli dimensioni (altezza 6 m. apertura complessiva 5 m.) in legno di conifera, con tavole sovrapposte i tre strati, fittamente borchiate sul lato esterno, è presente una piccola porta apribile per consentire il passaggio di un'unica persona. Alla base hanno un'intelaiatura metallica, interna, di rinforzo.
La patina originaria, costituita di un colore ad olio verde scuro, si è conservata in maniera disomogenea. E' sormontato da un'architrave lignea modanata, con dentelli; con motivo uguale a quello della cornice in arenaria che contorna l'intera struttura e di cui riprendeva anche il colore a giudicare dalle tracce di tinta color arenaria trovata nei sottosquadri.

P.ta S. Felice prima del restauroP.ta S. Felice prima del restauro
P.ta S: Felice a restauro finitoP.ta S: Felice a restauro finito

PORTA MASCARELLA

P.ta Mascarella: esterno della porta alla fine del XIX secolo dove si nota già l’assenza dell’avanportaEsterno della porta alla fine del XIX secolo dove si nota già l’assenza dell’avanporta
P.ta Mascarella: paramento murario della parte interna del rivellino ad ovest prima del recuperoParamento murario della parte interna del rivellino ad ovest prima del recupero
P.ta Mascarella: esempio del forte degrado del paramento murario prima del restauroEsempio del forte degrado del paramento murario prima del restauro
P.ta Mascarella: interno del cassero con l’arco in mattoni e la volta ad intonaco prima dell’interventoInterno del cassero con l’arco in mattoni e la volta ad intonaco prima dell’intervento
P.ta Mascarella: anta destra del portone prima del restauroAnta destra del portone prima del restauro

Le prime modifiche sostanziali dal momento della costruzione è stata la costruzione del ponte levatoio nel 1354, quasi subito rimosso per motivi di sicurezza. Nel corso del XV secolo è stata chiusa e riaperta più volte sempre per il timore di attacchi nemici. Nel 1511 fu demolito il torrazzo che la coronava e nella metà del XIX secolo fu abbattuto l’architrave d’imbocco dell’avanporta.
All’inizio del XX secolo furono demolite le case dei gabellieri addossate sul lato orientale del rivellino.
Il principale problema conservativo del paramento murario, affrontato nel corso del restauro attuale, era rappresentato dalla malta di allettamento antica ormai completamente sgretolata e decoesa che, soprattutto nel rivellino e nelle parti inferiori anche del corpo principale, aveva provocato un generale indebolimento dei mattoni che in alcuni punti si erano completamente slegati fra loro e/o consunti e polverizzati, da una invadente e tenace infestazione di micro e macroflora (piante di varia natura e dimensioni, muschi, licheni e alghe) soprattutto sulle superfici orizzontali interne, e infine da un precedente inopportuno e parziale intervento di stuccature a malta cementizia.
Era inoltre presente un consistente deposito atmosferico molto coerente con il substrato, fino a vere e proprie “croste nere” particolarmente evidenti sul lato est. Si notavano inoltre incrostazioni calcaree di notevole spessore lasciate dalle percolazioni di acqua meteorica individuabili come colature biancastre in particolare nelle zone poco esposte e riparate, come le volte degli archi interni al rivellino.
L’interno del cassero a piano terra era rivestito a soffitto da un intonaco a calce, molto deteriorato, ma che si conservava ancora discretamente, anche se molto sporco e con molte crepe, lacune e integrazioni in cemento.
Il portone in legno é costituito da due ante in legno di conifera con tavole sovrapposte, uniche a tutta altezza, fittamente borchiate sul lato esterno. Sulle basi hanno un'ulteriore protezione, consistente in lamiere ferrose per un'altezza superiore a mezzo metro. Sono incernierate con tre cardini e manca la porta apribile che consentiva l'accesso di un'unica persona a piedi. Le parti metalliche sono particolarmente ossidate, con massicce incrostazioni. In un intervento precedente è stata asportata internamente quasi completamente la patina di colore, sono presenti pochissimi residui, e anche abraso la superficie in più punti. Da quelle poche tracce che si sono trovate, si può dire che sia molto simile a quella di Porta San Felice; sulle superfici esterne è tuttora presente la patina color noce scuro ma non c’è traccia di quella verde.

P.ta Mascarella prima del restauroP.ta Mascarella prima del restauro
P.ta Mascarella a restauro finitoP.ta Mascarella a restauro finito

PORTA S. DONATO – rivellino

 P.ta S. Donato: immagine del 1902 raffigurante l’avanporta in cui si notano già le pessime condizioni conservative fin d’alloraImmagine del 1902 raffigurante l’avanporta in cui si notano già le pessime condizioni conservative fin d’allora
P.ta S. Donato: particolare del precedente intervento di stuccatura e velaturaParticolare del precedente intervento di stuccatura e velatura
Particolare dei lacerti di intonaco antico conservato messi in luce dal diserbo effettuato sul fronte verso i vialiParticolare dei lacerti di intonaco antico conservato messi in luce dal diserbo effettuato sul fronte verso i viali

Anche questa struttura, così come porta Mascarella, fu munita nel 1354 di ponte levatoio. Venne poi chiusa e murata per motivi di sicurezza nel 1428. I primi interventi di ristrutturazione risalgono al XV secolo, in occasione della riapertura della porta. Anche qui alla fine del XIX secolo vengono demoliti i corpi di fabbrica che nel corso del tempo erano stati addossati alla Porta.
Anche in questo caso il paramento murario del rivellino, che rappresenta la maggior parte della superficie di questa porzione architettonica, mostrava un accentuato degrado dalla malta di allettamento antica ormai completamente sgretolata e decoesa che aveva provocato un generale indebolimento dei mattoni, una invadente e tenace infestazione di micro e macroflora su quasi tutte le superficie e infine da un precedente inopportuno e parziale intervento di stuccature a malta cementizia velata di una tinta giallastra. Era presente un consistente deposito atmosferico (“croste nere”) molto coerente con il substrato, particolarmente accentuato in alcuni punti e si notavano inoltre incrostazioni calcaree di notevole spessore lasciate dalle percolazioni di acqua meteorica individuabili come colature biancastre in particolare nelle zone poco esposte e riparate, come le volte degli archi esterni ed interni.
Lo spigolo S-E presentava notevoli problemi conservativi dovuti alla presenza costante di umidità derivante principalmente dallo spessore notevole della muratura in quel punto che non ne consente mai l’asciugatura completa. Infatti all’interno dello spigolo, c’è una struttura architettonica addossata che ne moltiplica lo spessore rispetto al resto del rivellino. Sull’esterno della muratura , in questa zona, si può individuare perennemente una macchia di umidità che aumenta o diminuisce in base alla stagione, ma che non si può eliminare completamente, conferendo ai mattoni una colorazione particolarmente scura anche quando si asciuga parzialmente.
In alcune zone del rivellino, in particolar modo a ridosso del torrione, sotto agli archetti e nelle feritoie, si sono ritrovati lacerti di intonaco antico abbastanza ben conservato anche se solo parzialmente. È stato consolidato, stuccato e velato dove neccessario per raccordare cromaticamente stuccature e parte originale, poi è stato trattato con lo stesso protettivo del paramento murario.
I pochi elementi in arenaria (bombardiere, conci isolati, piccole porzioni, ecc.) presentavano un cattivo stato di conservazione: erano presenti consistenti disgregazioni, esfoliazioni e distacchi del materiale lapideo con conseguente perdita delle superfici.

P.ta S. Donato prima del restauroP.ta S. Donato prima del restauro
P.ta S. Donato a restauro finitoP.ta S. Donato a restauro finito

PORTA SARAGOZZA

Munita nel 1334 di avancorpo e ponte levatoio, fu completamente ricostruita nella forma attuale fra il 1845 e il 1847 dall’arch. bolognese Giuseppe Mengoni un ventennio prima della realizzazione di un altro suo notevole progetto: la Galleria Vittorio Emanuele di Milano che è stata oggetto di un altro nostro intervento di restauro.

P.ta Saragozza: Leone con stemma verso sud prima dell’intervento di restauroLeone con stemma verso sud prima dell’intervento di restauro

Le arenarie oggetto dell’intervento sono state quelle di rivestimento del basamento dei due torrioni circolari e dei due grandi leoni con stemmi posti sul fronte esterno. Presentavano un pessimo stato di conservazione: si osservavano consistenti disgregazioni, esfoliazioni e notevoli distacchi di materiale lapideo. Sulla superficie inoltre era visibile un deposito superficiale parzialmente coerente di spessore variabile. I due leoni e gli stemmi avevano subito ormai purtroppo il distacco di molte parti risultando così incompleti e la loro staticità era fortemente compromessa.

INTERVENTO DI RESTAURO UNITARIO

P.ta S. Donato: paramento murario dell’interno del rivellino prima del restauroP.ta S. Donato: paramento murario dell’interno del rivellino prima del restauro
P.ta S. Donato: paramento murario dell’interno del rivellino a restauro completatoP.ta S. Donato: paramento murario dell’interno del rivellino a restauro completato
P.ta S. Donato: esempio di pulitura a nebulizzazione delle superficiP.ta S. Donato: esempio di pulitura a nebulizzazione delle superfici
P.ta S. Felice: esempio di pulitura ad impacco localizzatoP.ta S. Felice: esempio di pulitura ad impacco localizzato
P.ta S. Donato: operazione in corso di reintegro dei giuntiP.ta S. Donato: operazione in corso di reintegro dei giunti
P.ta Mascarella: paramento murario del cassero prima dell’intervento di restauroP.ta Mascarella: paramento murario del cassero prima dell’intervento di restauro
P.ta Mascarella: paramento murario del cassero a restauro finitoP.ta Mascarella: paramento murario del cassero a restauro finito
P.ta Mascarella: particolare dell’intervento di ripristino sul camminamento del rivellinoP.ta Mascarella: particolare dell’intervento di ripristino sul camminamento del rivellino
P.ta Mascarella: interno del rivellino prima del restauroP.ta Mascarella: interno del rivellino prima del restauro
P.ta Mascarella: interno del rivellino a restauro completatoP.ta Mascarella: interno del rivellino a restauro completato
P.ta S. Felice: Ricostruzione di alcune lettere mancanti dello stemma in arenariaP.ta S. Felice: Ricostruzione di alcune lettere mancanti dello stemma in arenaria

Le operazioni più rappresentative dell’intervento sui paramenti murari, che si sono susseguite più o meno in tutti i cantieri e in alcuni casi alternate più volte fino al raggiungimento graduale del risultato ottimale, sinteticamente sono state:
• Accurato diserbo da piante e vegetazione aerea di tutte le superfici interessate per poterle mettere in luce.
• Lavaggio con acqua nebulizzata per rimuovere gradualmente i residui di biocidi e i depositi atmosferici presenti preservando le superfici in cotto, tale pulitura è poi stata rifinita ed approfondita dove necessario con impacchi in soluzioni e tempi idonei e testati di volta in volta.
Reintegrazione dei giunti fra i mattoni con una malta opportunamente formulata in cantiere sulla base delle analisi chimiche effettuate e su un confronto visivo con l’originale, con l’intento di raccordasi sia per colore che per tessitura alla malta antica. Si è scelto di mantenere il livello della malta antica meglio conservata raccordandosi di volta in volta alla zona limitrofa dell’area trattata, questo per rispettare uno stato di fatto molto difforme e non “appiattire” quindi le differenze storiche.
• Le “copertine” dei piani orizzontali sono state trattate in modo diversificato a seconda della loro natura architettonica e dello stato di conservazione. A Porta S. Felice, sopra alle nicchie sul lato interno è stata ripristinata con una malta a base di “calcestruzzo” confezionato a mano e formulato secondo i criteri del restauro e materiali compatibili con le strutture antiche. A Porta Mascarella e Porta S. Donato particolare cura e attenzione è stata rivolta ai camminamenti interni del rivellino, che pur dovendo essere lasciati a vista nella loro struttura, presentavano distacchi, zone pericolanti e fortemente sconnesse e slegate, avvallamenti e depressioni che favorivano il ristagno dell’acqua piovana con conseguente degrado dovuto alla permanenza dell’acqua e al gelo della stessa. E’ stato quindi studiato e messo a punto con la Soprintendenza e la D.L. un sistema che coniugasse le esigenze conservative con quelle storico-estetiche. Sono state stuccate le fughe, dove era possibile sono stati lasciati a vista i mattoni posizionati di taglio o di piatto a seconda delle zone, dove le depressioni erano troppo accentuate sono state ridotte con rasature con malta a base di cocciopesto. Dove la pendenza era insufficiente a garantire un corretto deflusso dell’acqua sono state individuate le fughe più idonee e sono state utilizzate come gocciolatoi per convogliare l’acqua all’interno di percorsi obbligati e per limitare il percolamento sulla muratura, sono stati posizionati dei piccoli gocciolatoio in rame (S. Donato).
• Le parti inferiori della muratura presentano problemi conservativi legati all’umidità di risalita che tende a macchiare la muratura e a rilasciare sali in seguito ai cicli stagionali. Tale aspetto è stato parzialmente e provvisoriamente ridotto con la pulitura, ma dovrà essere oggetto di un monitoraggio e di una manutenzione periodica.
• La superficie è stata infine protetta con un trattamento idrorepellente a base di silani/silossani a pennello con aggiunta di biocida.
• In alcune zone si sono ritrovati piccoli lacerti di rasatura gialla nella parte alta presumibilmente ad imitazione dell’arenaria e rosa nelle parti inferiori. Sono stati consolidati e stuccati e poi sono stati trattati con lo stesso protettivo del paramento murario.

Le arenarie, presenti prevalentemente a Porta S. Felice e Porta Saragozza, ma in minor percentuale anche nelle altre strutture, sono state trattate secondo la seguente metodologia:
• pulitura preliminare con acqua a pressione molto bassa e a tampone
• impacco con carbonato di ammonio solo sulle parti sufficientemente solide per sopportare l’azione meccanica della polpa di carta.
• Le altre parti molto disgregate, che fra l’altro non presentavano forti annerimenti, sono state subito consolidate per imbibizione con silicato di etile a pennello fino a rifiuto, ripassando più volte il prodotto prima della completa reazione. Consolidamenti localizzati sono stati eseguiti anche mediante iniezione di resine compatibili e adeguate alle singole zone, in corrispondenza di tutte le aree che presentavano distacchi di maggiore entità. In alcun casi dove era necessario riempire cavità di notevole dimensione è stata utilizzata anche una malta fluida priva di sali a basso peso specifico per iniezione.
• L’intervento di stuccatura, eseguito con una malta la cui composizione è stata opportunamente formulata per raccordarsi per colore e tessitura alla pietra, è stato particolarmente accurato e puntuale per impedire l'accesso dell'acqua piovana e dell'umidità all'interno della pietra.
• Sullo stemma di Porta S. Felice sono state riancorate alcune porzioni distaccate e in fase di crollo imminente. Sono state prima pulite e consolidate, poi sono state ancorate con perni e resina epossidica bicomponente. Alcune lettere sono state ricostruite in accordo con la DL e la Soprintendenza.
• Sui gruppi scultorei di Porta Saragozza è stato condotto un intervento mirato alla conservazione di quanto rimasto e alla stabilizzazione e consolidamento delle parti pericolanti. Sono state effettuate delle ricostruzioni in rete plastica e resina poi rivestita in malta a base di polvere di arenaria, sono stati inseriti dei perni e delle staffe di consolidamento e sono state lasciate, opportunamente velate le vecchie e ampie ricostruzioni in cemento coerenti e solide per non impoverire ulteriormente il rilievo plastico delle sculture.
• E' stato infine applicato un trattamento idrorepellente a base di silani/silossani.
• Sui leoni di Porta Saragozza, sia per proteggere le scultura dalla nidificazione di volatili, sia per trattenere eventuali porzioni che nel tempo di dovessero staccare, è stata posizionata una rete in polietilene a protezione dei due gruppi scultorei.

Gli intonaci a calce presenti sulle volte dei casseri sono stati ripuliti, consolidati e riportati alla loro cromia originale nella volta e nelle pareti alte e che a Porta S. Felice abbiamo ripristinato anche nelle parti inferiori, dopo avere rimosso i rifacimenti incongrui e effettato stuccature e rasature sulle lacune.
I portoni in legno sono stati trattati secondo i seguenti criteri:
• pulitura di tutte le superfici, lignee e metalliche, a secco, con spazzole di ottone poi rifinita con spugne inumidite di una soluzione di ammonio carbonato al 4% in acqua.
• trattamento ripetuto delle superfici metalliche con acido tannico al 5% in soluzione idroalcolica, applicato a pennello e spazzolato una volta asciutto.
• integrazione delle lacune che pregiudicavano la tenuta strutturale lignee con inserti in essenza di conifera, colla bianca e viti, mentre quando la lacuna non creava indebolimenti della struttura, è stata lasciata come testimonianza storica. Infatti quasi sicuramente hanno origine in tentavi di sfondamento del portone. Le fessurazioni profonde e le piccole lacune sono state risarcite con resina epossidica a due componenti, applicata con spatole e levigata con bisturi. E’ stata poi effettuata una patinatura delle stuccature e degli innesti rendendoli cromaticamente coerenti con le superfici circostanti.
• Le superfici lignee e metalliche sono state poi trattate con due mani di olio di lino applicato a pennello seguito poi da cera microcristallina
Su tutte le porte sono stati installati diversi sistemi per allontanare e dissuadere la posa a lungo termine e la nidificazione dei volatili, adeguandoli di volta in volta alle singole situazioni cercando di mediare la necessità di evitare la ricolonizzazione delle porte ma allo stesso tempo cercando di avere il minor impatto possibile sul monumento.